Pensare come una montagna – note dal campo

Bocchel del Cane 2551m.

Siamo nel punto culminante del nostro cammino. Ci prendiamo il tempo necessario per costruire ognuno il proprio “ometto” di pietre. Un piccolo segno in equilibrio precario di un mondo minerale che riteniamo inanimato, per il semplice fatto che il ciclo delle rocce risulta mostruosamente lento e fatichiamo a comprenderlo perché viviamo troppo rapidamente…

E’ il terzo giorno del nostro girovagare in autosufficienza e senza mete programmate, lasciando ad ognuno la possibilità di trovare la via e al gruppo la condivisione del ritmo, dei tempi e delle scelte di percorso. Nessuna azione calata dall’alto, ma facilitazione utile a favorire la percezione della complessità degli ambienti e le modalità adeguate per attraversarli.

Dai 1000 metri del fondovalle abbiamo attraversato orizzonti vegetali diversi, sofferto il caldo della partenza sotto il peso di voluminosi zaini, osservato minacciosi cumuli che hanno portato il temporale e trovato rifugio in una vecchia stalla abbandonata, poi trasformata in lussuosa dimora dove poter trascorrere la notte.

Il gruppo si è presto attivato in senso solidale, per provvedere alla cucina e preparare i giacigli. Gianni in particolare ci ha regalato un frammento del suo spettacolo “versi naturali” che porteremo nel cuore.

Abbiamo seguito il limite superiore del bosco, tra tappeti di mirtilli e rododendri, alpeggi erti abbandonati da decenni ed “esplosioni” di fiori, respirando l’aria che si faceva via via più “sottile”.

Ci siamo accampati nei pressi del lago turchese, superato estese pietraie, visto da vicino i giganti di ghiaccio delle Retiche e abbracciato il larice millenario che affonda le radici nella pietra.

Abbiamo semplicemente iniziato a pensare come una montagna!

“La caratteristica eccezionale della percezione è che essa non comporta alcun consumo e nessun impoverimento.” Aldo Leopold

Annotazioni dal taccuino di viaggio.