L’uomo che piantava gli alberi. Dalla Truna pensando al futuro.
Un uomo silenzioso che con le armi della speranza e della perseveranza trasforma una landa desolata in un luogo pieno di bellezza, dove ritornare a vivere e costruire. Il protagonista del testo di Jean Giono ha accompagnato la prima riunione in Truna, di venerdì 3 aprile. Il testo ha ispirato la riflessione e il pensiero dei partecipanti, arrivati virtualmente all’incontro da tutta Italia, dal Piemonte alla Lombardia, dal Veneto alla Puglia.
Il metodo di lavoro Vendül ha favorito la condivisione e un processo di apprendimento reciproco. Il tempo è letteralmente volato nel piacere della condivisione e nell’impegno di una serata dove tutti si mettono in gioco, senza forzature.
Ciò che accade in Truna è confidenziale ma desideriamo condividere la rielaborazione del racconto di Giono generata dal gruppo attraverso un momento di laboratorio ispirato all’approccio della Poetic Inquiry. Una sintesi un po’ cubista de L’uomo che piantava gli alberi in cui ritroviamo tutto il succo della storia…e della serata.
Mont Ventoux, era una bella giornata, molto assolata ma, su quelle terre senza riparo e alte nel cielo, il vento soffiava con brutalità insopportabile
Una volta raggiunta mettetevi comodi e portatevi qualcosa da bere….
Il vento faceva sulle tegole il rumore del mare sulla spiaggia.
Ne sa di più di tutti. Ha trovato un bel modo di essere felice!
Piantava querce. Gli domandai se quella terra gli appartenesse. mi rispose di no
Quando ebbe con sé cento ghiande perfette, si fermò e andò a dormire.
Per assicurare la vittoria di tanta passione, sia stato necessario lottare contro lo sconforto
Quando ebbe con sé cento ghiande perfette, si fermò e andò a dormire.
Aveva continuati imperturbabile a piantare… Se si teneva a mente che era tutto scaturito dalle mani e dall’anima di quell’uomo, senza mezzi tecnici, si comprendeva come gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre alla distruzione.
Bisogna avere la fortuna….senza rischio di errori
“Sono abitati da boscaioli che producono carbone di legno. Sono posti dove si vive male. Le famiglie, serrate l’una contro l’altra in quel clima di una rudezza eccessiva, d’estate come d’inverno, esasperano il proprio egoismo sotto vuoto. L’ambizione irragionevole si sviluppa senza misura, nel desiderio di sfuggire a quei luoghi”. L’ho commentata insieme alla mia compagna, che è valtellinese, e abbiamo pensato subito alla stessa cosa: a Chiesa in Valmalenco e ai malenchi. Io mi ritengo tale, di adozione. Quella è una frase che ho sentito e sento spesso circolare in Valmalenco; spesso da persone che non la apprezzano, siano essi autoctoni che turisti. Ed una frase che personalmente di ha sempre fatto un po’ arrabbiare perché la Valmalenco e i malenchi, lo metto per iscritto, sono l’esatto opposto: di una generosità rara, con la fortuna di abitare in un vero e proprio paradiso di cui sono innamorato da 45 anni.
Se metto in conto quanto c’è voluto …d’accanimento nella generosità per ottenere questo risultato, l’anima mi si riempie d’un enorme rispetto per quel vecchio contadino.
Vidi scorrere dell’acqua in ruscelli che erano sempre stati secchi .
Era impossibile non restare soggiogati dalla bellezza.
Rispose con grande semplicità che, se Dio gli avesse prestato vita, nel giro di trent’anni ne avrebbe piantate altre, che quelle 10 mila sarebbero state come una goccia nel mare.
Grazie a chi ha raccolto il primo invito in Truna e ha portato il suo contributo assieme agli altri!
Il prossimo appuntamento Dalla Truna è per giovedì 9 aprile, sempre alle 21.00. Il tema generatore della serata sarà: Montagna e Amicizia. Per prenotare il proprio posto basta scrivere a info@vendul.org. I posti in Truna sono circa 12.
Qui sotto il calendario completo degli incontri.