Dalla truna -montagne e amicizia

Due giovani amici, compagni di studi nell’Italia fascista, condividono le prime uscite in montagna. Non si tratta di vette imponenti, sono raggiungibili in bicicletta in due tre ore da Torino, eppure queste rupi si trasformano in un  inesauribile terreno di scoperta, dove la fatica e sopportazione insegnano tanta saggezza.

Ferro è il racconto autobiografico di Primo Levi che ha accompagnato il secondo incontro nella truna di giovedì 9 aprile.

Primo Levi in vetta al Disgrazia 1942

Grand Combin, Monte Rosa, Monviso, Mauna Kea, Monte Corvo, Pizzo Scalino, Grignetta, una montagna neozelandese dal nome maori impronunciabile, Monte Rolla, Balmenhorn, Mont Pelvoux, Monte Ricco, Gran Sasso, Monte Duranno….ogni ospite della Truna, proveniente da più parti d’Italia, ha scelto di raccontarsi attraverso una montagna che lo rappresenta o a cui è particolarmente legato..

Sandro del Mastro

Dopo la lettura e la libera condivisione, il consueto componimento libero e casuale diventa la sintesi del nostro racconto.

E per scendere? – Per scendere vedremo


Aveva un curioso talento mimico, e quando parlava di mucche, di galline, di pecore e di cani, si trasfigurava, ne imitava lo sguardo, le movenze e le voci, diventava allegro e sembrava imbestiarsi come uno stregone.


nessuno aveva speso molte parole per insegnarci a difenderci

poiché chi si pronuncia può sbagliare, e un professore non deve sbagliare

gli importava conoscere i suoi limiti, misurarsi e migliorarsi.


Erano un’isola, un altrove

il sapore di quella carne, che è il sapore di essere forti e liberi


…itinerari che sembrava intuire come un selvaggio…


eravamo entrati nella vasta sala affumicata e buia come chi, entrando nella casa di Dio, riflette ai suoi passi.

Avevamo molto da cederci a vicenda. Gli dissi che eravamo come un catione e un anione, ma Sandro non mostrò di recepire la similitudine.

le vacche ci guardavano con occhi indifferenti


ma lui aveva un’altra materia a cui condurmi, un’altra educatrice: non le polverine di Qualitativa, ma quella vera, l’autentica Urtstoff senza tempo, la pietra e il ghiaccio delle montagne vicine.


Sandro andava su roccia più d’istinto che con tecnica, fidando nella forza delle mani, e salutando ironico, nell’appiglio a cui afferava, il silicio, il calcio e il magnesio, che aveva imparato a riconoscere al corso di mineralogia


si scendeva poi a rompicollo

non amava gli orologi

una cima che non era quella buona


…e più tormenta e fame aveva patito,  più era contento e meglio stava di salute.