So-stare nell’incerto. Note dal campo.

“L’aula è tutta incertezza”, riflessione di una partecipante e titolo perfetto per un’esperienza professionale rara: condurre una due giorni di formazione outdoor per 16 giovani docenti della SDA Bocconi School of Management. Come ultima tappa del loro percorso di preparazione alla docenza hanno scelto di lavorare sull’incertezza e di farlo in natura. Bella sfida per Vendül, portata a casa con soddisfazione anche grazie al potere evocativo dei luoghi e della montagna. Di seguito qualche nota dal campo.

Allenare l’esperienza in natura.

Spazi naturali non necessariamente “estremi” possono trasformarsi in territori sconosciuti. Un’occasione preziosa per sperimentare l’analisi delle proprie risorse e dei propri limiti, con la possibilità di rompere gli schemi e modificare i comportamenti abituali.

Il nostro cammino inizia nella notte, lungo la pista innevata, alla luce della lampada frontale, una prima sperimentazione con la dimensione di incertezza.

Il rifugio rappresenta il nostro luogo sicuro, da dove possiamo ripartire adottando progressivamente atteggiamenti e stili di relazione con la natura che ci aiutano a convivere con la marcia nella neve profonda, sotto la pioggia.

Le cime delle Retiche sono nascoste dalle nubi, il silenzio ovattato accoglie alcuni momenti di riflessione solitaria, tra gli abeti; la neve carica di umidità serve a costruire piccole sculture che riassumono pensieri ed aspettative, professionali e personali.

Alla fine sperimentiamo come sbagliare traccia non è sbagliato e come il gruppo consenta di condividere diversi aspetti della realtà che ci circonda.

Iniziamo a comprendere che so-stare nell’incerto rappresenta la miglior risorsa per bilanciare ansia prestazionale e ricerca (effimera) della perfezione.

Michele

Dare forma ai pensieri e metterli alla prova.

Ci siamo domandati quali proposte in natura potessero essere utili e sfidanti per un gruppo competente e competitivo che vuole imparare a stare nell’incerto. Desideravamo offrire l’opportunità per un’esplorazione di confine, in equilibrio fra l’attenzione a sé, agli altri e al contesto. Volevamo capire meglio che risorse abbiamo a disposizione per stare nell’incerto con competenza.

Abbiamo visto che non è sempre necessario attivare dinamiche performative per accendere dei pensieri significativi. Certe volte è sufficiente fare spazio ai pensieri e metterli in condivisione e abbiamo scommesso su questo.

Abbiamo scoperto che prepararsi ad essere impreparati significa accettare ciò che dell’esperienza eccede la nostra capacità di controllo e che c’è del buono in tutto ciò.

Che ci si può mantene ambiziosi e puntare in altro sapendo che ci sono diversi sentieri per salire sulla stessa cima, diretti, ripidi, dolci, contorti e così via. E che ci sono anche diverse cime da scalare: si può scegliere e cambiare idea.

Che gestire lo sguardo degli altri su di noi è inevitabile. Ogni tanto ci supporta, altre volte ci accompagna ma può anche intimorire e giudicare.

Torniamo a valle.

Tommaso